Nel precedente articolo, abbiamo visto che l’infiammazione cronica è il fattore scatenante della maggior parte delle malattie cronico-degenerative e, con una definizione ad effetto, la potremmo definire “la madre di tutte le lesioni”, data la sua correlazione non solo in ambito cardiologico, ma anche oncologico e neurodegenerativo.
La maggior parte delle malattie infiammatorie inizia nell’intestino con una reazione del sistema immunitario che scatena la risposta infiammatoria.
Il microbioma, l’insieme di batteri simbiontici che convivono nel nostro intestino, è in stretta relazione con il sistema immunitario, giocando così un ruolo molto importante nel regolare la tolleranza immunologica, ma non solo: infatti, la flora batterica è responsabile di numerose funzioni benefiche per l’organismo. Le principali sono:
- promuove una corretta digestione
- ostacola la proliferazione dei patogeni
- produce molecole nutritive per le cellule della mucosa intestinale, migliorando la funzionalità dell’organo e prevenendo alterazioni quali stipsi e diarrea
- migra all’esterno, costituendo anche la flora batterica dei genitali (proteggendo, ad esempio, la vulva femminile dalle vaginosi e dalle uretriti)
- modula il sistema immunitario, non solo localmente, ma anche a livello sistemico (sono noti gli assi intestino-polmone e intestino-cervello).
Quando l’equilibrio del microbioma intestinale si altera si parla di disbiosi intestinale, un disturbo che può essere causato anche da una cattiva alimentazione ed è correlata a malattie infiammatorie croniche, obesità, tumori e colite.
La disbiosi intestinale è una condizione di squilibrio microbico causata da una crescita eccessiva di batteri “cattivi” all’interno dell’intestino, che ne provocano l’irritazione.
Cattiva digestione, gonfiore, meteorismo e dolori addominali sono i sintomi gastrointestinali più diffusi. L’irritazione causata dalla disbiosi, infatti, può portare a disturbi legati alla digestione e ad alcune intolleranze alimentari indirette, ossia a quelle non direttamente legate ad un uno specifico alimento.
Tra le condizioni extraintestinali più frequentemente associate ricordiamo: allergie, asma, sindrome metabolica, malattie cardiovascolari e obesità. Qualcuno ipotizza che la disbiosi possa avere un ruolo nelle malattie autoimmuni, nelle allergie e nei disordini metabolici.
Il trattamento della disbiosi intestinale si basa fondamentalmente su modificazioni di tipo nutrizionale, ricorrendo ad una dieta dissociata di tipo mediterraneo, ipocalorica se è necessario contrastare il sovrappeso/obesità , nonché ad integrazioni di probiotici e fitoterapici volti alla depurazione e alla detossificazione dell’intero organismo.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!